E finalmente anche questa settimana è andata, con i suoi alti e bassi (più “ribassi” in verità…), e con una vulnerabilità dei mercati che si è logicamente tradotta in una volatilità molto accentuata, apprezzatissima da chi fa trading speculativo e molto meno dagli investitori tradizionali.
Il mantra degli ultimi giorni è sempre lo stesso: cosa succederà ai mercati azionari, recupereranno velocemente una volta passata la tempesta come hanno sempre fatto negli ultimi anni o hanno intrapreso la strada di una lunga fase correttiva destinata a durare diversi mesi?
Prima di rispondere è a mio parere doveroso fare una premessa: le variabili su cui si ipotizza un rapido recupero dei mercati “così come avvenuto negli ultimi anni” sono le stesse in gioco adesso? Il rischio di una guerra nucleare è equiparabile alle crisi finanziarie e presunte pandemie che hanno duramente colpito i mercati negli anni passati? A mio modestissimo parere… NO!!!
Una guerra è cosa ben diversa, soprattutto se mina alle basi la percezione di stabilità, affidabilità e solvibilità di una delle tre principali piattaforme continentali, la nostra amata EUROPA.
Questa volta, purtroppo, non ereditiamo le problematiche finanziarie e i relativi effetti a cascata che ci colpirono con il crack Lemhan Brothers, questa volta non abbiamo a che fare con una problematica “planetaria” come il covid, questa volta – come successe agli americani con l’attacco alle Torri Gemelle – il problema lo abbiamo sotto casa, dietro l’angolo e, soprattutto, l’Europa lo affronta con tutti i limiti che eredita dal suo difetto iniziale: aver spacciato una mera “unità monetaria” in una unione di stati, lingue e civiltà che non si è mai realmente concretizzata.
Ne emerge una incapacità di rispondere in maniera adeguata a questa crisi, in quanto privi di un qualsiasi apparato militare comune, privi di una guida realmente unitaria nel prendere determinate decisioni, schiavi dell’interesse locale e della atavica vulnerabilità sul fronte dell’approvvigionamento energetico a cui negli ultimi decenni abbiamo dedicato solo investimenti di facciata e mai risolutivi, ma che ci permettevano di sbandierare la filosofia “green” che tanto sta a cuore ai radical chic che ci governano.
Il risultato è che avremo una Europa a velocità ancora più differenti di quanto già non sia, con nazioni come la povera Italia che – purtroppo – pagheranno più di altre la dipendenza energetica, probabilmente rischiano di “nebulizzare” i benefici potenziali che avremmo dovuto realizzare grazie ai miliardi in arrivo dai fondi europei che, temo, avranno ben altra destinazione rispetto ai piani originari…
Magari non tutte le cose che ho scritto non vi risulteranno condivisibili, ma basterebbe accettare per buono solo il 20% di quanto sopra per arrivare alla mia stessa conclusione: NO, non è una crisi come le altre, NO i mercati non recupereranno velocemente come avvenuto negli anni passati!!!
D’altronde, che la crisi in Ucraina “colpisca” in pieno l’Europa non lo dimostrano strampalate elucubrazioni come quelle del sottoscritto ma i fatti, ove i fatti sono (finalmente direte…) i mercati finanziari.
Il primo grafico è di facile lettura, rappresenta l’andamento comparato di 4 indici azionari dal 1 gennaio 2022 sino a ieri, e mostra con incredibile chiarezza quanto le performance di Piazza Affari (-18.99%) e di Francoforte (-18.27%) da inizio anno, siano decisamente peggiori di quanto riscontrabile sul Dow Jones (-8.22%), sul Nasdaq (-16.40%) e sul Nikkei (-8.22%). Logico direi, la guerra è in Europa…
Ma c’è un altro elemento a supporto di quanto sopra, ossia la profonda revisione del “fair value” della nostra valuta, l’EURO: forse pochi se ne sono resi conto ma sul fronte valutario è in atto una vera e propria rivoluzione, con l’euro in caduta libera contro tutti, con performance negative che superano di gran lunga la classificazione di normali movimenti di assestamento e, secondo me, anticipano una profonda revisione dell’euro come valuta mondiale di prestigio: il mondo finanziario vede le valute come azioni, ne determina la convenienza o il corretto valore con continui processi di aggiustamento verso l’alto o verso il basso, e quando i cambi contro euro che hanno lo stesso al numeratore puntano tutti verso il basso ciò significa che gli operatori vendono euro e comprano la valuta al denominatore…
Guardate cosa sta succedendo da inizio anno: Euro vendutissimo su tutte le basi, senza nessuna distinzione fra le diverse valute, sintomo di una attività di vendita massiva e senza precedenti che sembra puntare ad una profonda revisione del valore della moneta unica, probabilmente sopravvalutata sino ad oggi, se solo si pensa che fino a qualche mese fa chiedevamo ad un americano di darci 1.30 dollari per avere in cambio un euro, quando a giudicare dalla capacità di creare occupazione e crescita economica forse sarebbe più logico ipotizzare un cambio esattamente al contrario, e magari ci si arriverà…
Euro vendutissimo anche contro il franco svizzero, ritornato ad una clamorosa parità dopo anni in cui si chiedeva 1.20 franchi svizzeri (mediamente…) per 1 euro… Non scherziamo ragazzi, io ci vivo in Svizzera e la maggiore “salute” di questa nazione rispetto all’Europa in generale la percepisce anche un bambino di 5 anni appena passa la frontiera… A quanto pare adesso anche i principali operatori finanziari iniziano a rendersene conto, e l’euro è in piena parità con una perdita secca nell’ultimo anno contro il franco svizzero del 10%, e forse non è finita qui…
Ma il caso più eclatante, nel mondo delle valute è un altro: il fenomeno delle valute oceaniche!!!
Procediamo per gradi, e ricordiamo che in questo caso parliamo del dollaro australiano e del dollaro neozelandese, distanti migliaia di chilometri da Kiev e dall’Europa, particolare che, come vedremo, è tutt’altro che trascurabile…
Se è vero che l’effetto domino della crisi in Ucraina ha colpito tutti i principali listini azionari creando però delle evidenti differenze, con gli americani che pur partecipi della problematica sono ovviamente “meno vicini” ai reattori nucleari ucraini e quindi colpiti dalle vendite meno aggressivamente, lo stesso ragionamento è sviluppabile sul mercato valutario, con le valute oceaniche protagoniste di un exploit eccezionale negli ultimi giorni contro l’euro, con una perdita di competitività e di valore che per rapidità e continuità di azione non ha precedenti, fidatevi!
Dall’inizio della crisi il cambio EUR/NZD ha perso 15 figure, praticamente senza sosta, senza nessun ostacolo, come un fiume in piena a cui è difficile opporsi…
Probabilmente qualche australiano ha iniziato a chiedersi: è logico o accettabile che nel contesto attuale mi vengano chiesti 1.70 dollari neozelandesi per 1 euro? Forse no, forse è assurdo, forse qualcuno ha sovrastimato l’euro fino ad oggi, forse, tutto sommato, una escalation del conflitto in Ucraina toccherà relativamente l’Australia, forse… SELL SHORT EURO vs AUSSIE & KIWI!!!
Come al solito sono stato prolisso e, credetemi, potrei andare avanti per ore…
Spero di aver attirato la vostra attenzione sulla reale percezione delle cose: il sistema tradizionale del risparmio gestito si sta difendendo dalle paure dei risparmiatori e dalla loro voglia di scappare dal rischio degli investimenti in azioni con le formule più tradizionali: “guarda cosa è successo con il covid, super recupero…”, “guarda chi ha comprato Apple anni fa quanti soldi ha adesso…”, “l’indice S&P 500 a dieci anni sale sempre…”. Tutto vero, ma forse si trascura che queste crisi è diversa dalle altre, mina l’euro e l’Europa nelle sue certezze, rischia di scapparci di mano…
Date retta a un vecchio trader: nei prossimi mesi o vi trasformate in “speculatori puri” o in “Bot people”, purtroppo non avete alternative…
Buon weekend a tutti e speriamo che il mio sia stato solo un eccesso di pessimismo indotto da questi terribili momenti e che tutto passi presto!
Pietro Paciello
Ufficio Studi Paciello Trading Academy